Liverani, il mercato, i campanelli d’allarme

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Nell’analisi della partita oggi Liverani, dopo aver rassicurato che questa sconfitta non è un campanello d’allarme, ha fatto capire che lui può curare i giocatori sul piano tattico ma se i giocatori sono scarsi può far poco. Certo, non è stato così brutale ma quasi. Ovviamente questa disamina lo solleva da qualunque colpa negli insuccessi, senza intaccare i meriti dei successi della squadra giallorossa. Quanto di vero c’è in questo?

Partiamo da un dato inconfutabile: soldi per allestire la squadra ce n’erano pochi, molto pochi, talmente pochi che gran parte delle operazioni sono state fatte con prestiti con diritto di riscatto. Questa società ha grandi idee e organizzazione, ottima comunicazione, buone prospettive ma poche disponibilità. E su questo c’è poco da fare.

Però non si può nascondere il fatto che quei pochi soldi sono stati spesi male, una cosa che una squadra con poche possibilità economiche non può permettersi. Senza voler gettare la croce addosso a nessuno è innegabile che i giocatori su cui più si contava (Benzar, Shackov, Imbula) non si sono dimostrati all’altezza, per usare un eufemismo, mentre i vari Rispoli, Rossettini, Dell’Orco, sui quali non c’erano grandissime aspettative non hanno aumentato il tasso qualitativo della squadra. E se Babacar ha qualità indiscutibili che però ancora non è riuscito a dimostrare e Farias risente di numerosi infortuni che ne hanno limitato l’utilizzo, LaPadula è forse l’unica eccezione in positivo, visto che sembra ben altro giocatore rispetto a quello visto a Genova.

Impossibile in queste condizioni non dubitare della bontà delle scelte estive e non riconoscere alla squadra di oggi un livello qualitativo, in difesa e sulla mediana, inferiore a quello medio della categoria che diventa più evidente quando le assenze per infortuni o squalifiche iniziano ad essere una costante.

Quindi quanto dice Liverani è sacrosanto, ma un po’ fuori contesto. Perché lui quei giocatori ce li ha dall’inizio, perché li ha avallati, ma soprattutto perché già ci sono gran parte della stampa e degli addetti ai lavori a ricordare ai giocatori che hanno poche qualità, a lui spetterebbe difenderli e caricarli. Ma se va bene alla Società, ok.

Ma, ad essere onesti fino in fondo, che la difesa non fosse di grande qualità il tecnico romano lo sapeva e lo diceva tra le righe già a settembre. Fu lui infatti a dire che si era preferito incentrare il calciomercato sull’attacco e che si sarebbe sopperito alle lacune difensive con l’organizzazione di gioco. Quello che è accaduto oggi (e non solo oggi) è semplice: non sempre l’organizzazione di gioco basta, la qualità serve e come. Ma non può essere un alibi per nessuno, neanche per Liverani.

E non possiamo negare che Liverani ci abbia messo del suo anche nelle scelte tattiche odierne (come in quelle col Genoa): lasciare in panchina contemporaneamente Falco e Farias ha poco senso, con un centrocampo rattoppato non avere nessuno che porti palla, che sappia tenerla, che sappia saltare l’uomo non può essere giustificato dal fatto che non fossero al 100%. Indipendentemente se la coppia d’attacco è Babacar/La Mantia o La Mantia/La Padula è complicato avere palle da buttare dentro e tenere gli avversari lontani dalla propria porta.. L’allenatore è lui, certo, tuttavia ci saremmo aspettati una motivazione un po’ più consistente.

Ovviamente qualcuno dirà che questa è stata la classica partita storta, in realtà quella col Genoa non è stata così diversa e solo due invenzioni di Falco ci hanno salvati da una sconfitta quasi certa. Quindi, sì, è un campanello di allarme, perché segue prestazioni non esaltanti, un campanello che noi tifosi possiamo pure ignorare, la Società e il DS no.

E infatti i tifosi torneranno col Bologna a tifare e spingere questi ragazzi, che l’impegno e la professionalità li mettono sempre, perché questo vuol dire essere vicini alla squadra, e non, come vorrebbe qualcuno, fingere che tutto vada bene e mettere la testa sotto la sabbia.

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